Il dolore cronico e persistente che provano le donne con vulvodinia può influire inoltre sulla sfera sessuale, causando dolore durante i rapporti (dispareunia), riducendo la libido e provocando una maggiore difficoltà nel raggiungere il piacere sessuale. Ciò può portare a problemi relazionali e ad una diminuzione dell’autostima e della fiducia in sé stesse.
L’IMPORTANZA DI UN SUPPORTO PSICOLOGICO
La gestione della vulvodinia richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge professionisti della salute, tra cui ginecologi, dermatologi, fisioterapisti del pavimento pelvico e psicologi. Oltre alle terapie farmacologiche e riabilitative, l’approccio psicologico svolge un ruolo fondamentale per le donne affette da vulvodinia.
Il dolore cronico associato alla vulvodinia può causare livelli di stress considerevoli, innescando una serie di emozioni complesse quali ansia, depressione, vergogna e frustrazione. Le donne possono sentirsi ‘’sbagliate’’, ‘’diverse’’, isolate e provare un forte senso di solitudine a causa della mancanza di comprensione e consapevolezza di questa condizione da parte degli specialisti e delle persone più care. La frustrazione derivante dalla mancanza di una causa chiara e da un trattamento definitivo può far nascere inoltre sentimenti di impotenza e disperazione.
Ovviamente è importante sottolineare che gli effetti psicologici variano da individuo a individuo: rimane comunque imprescindibile il fatto che il supporto psicologico sia sempre fondamentale perché corpo e mente lavorano in sinergia tra loro. Rivolgersi ad uno specialista (psicologo, psicoterapeuta o sessuologo) è utile per elaborare le proprie emozioni, comprendere e affrontare l’impatto che la malattia ha sulla propria vita.
SISTEMA SANITARIO NAZIONALE: AIUTO!
Uno dei punti più recentemente discussi dalle associazioni, dagli specialisti e dalle stesse pazienti, riguarda il fatto che la vulvodinia non è attualmente riconosciuta dal SSN, nonostante le donne che ne soffrono debbano ricorrere a diverse visite specialistiche e terapie per lungo tempo. Proprio per le ingenti spese che si trovano ad affrontare e per i pochi centri specializzati, molte di loro rinunciano alle cure o a parte di esse.
Grazie al lavoro di numerose associazioni e specialisti, tra i quali l’Associazione Italiana Vulvodinia (AIV), il 07 Aprile 2021 è stata depositata alla Camera dei Deputati la proposta di legge per riconoscere la vulvodinia come malattia invalidante. In seguito alla presentazione della prima proposta di legge è stato istituito un tavolo di lavoro che vede associazioni e specialisti collaborare insieme per raggiungere l’obiettivo comune del riconoscimento di questa patologia da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare i seguenti link: